Foto di Giovanni Lancellotti

Nell’ultimo Consiglio comunale il gruppo di minoranza Pietragalla Bene Comune ha comunicato il proprio scioglimento per confluire nel gruppo PD della maggioranza. Il giovane schieramento civico ha quindi definitivamente concluso il proprio passaggio al Partito Democratico iniziato due anni fa, subito dopo le elezioni amministrative, con il sostegno ad un candidato alle Primarie per l’elezione del Segretario regionale del PD e con la successiva adesione al tesseramento del circolo pietragallese. Pietragalla si ritrova così con un Consiglio comunale guidato interamente da un unico partito che controlla sia la maggioranza che la minoranza. Una situazione politica che non coincide esattamente con ciò che la maggior parte dei 2827 cittadini pietragallesi avrebbe immaginato di ritrovarsi dopo aver espresso il proprio voto il 25 maggio 2014.

Maggioranza e minoranza però non mostrano turbamento, anzi, mentre la prima ostenta soddisfazione, la seconda ci tiene a precisare che continuerà “a svolgere con senso di responsabilità ed orgoglio il ruolo di minoranza“. E su questo non c’è da dubitare molto. Quello che sfugge però è che un Consiglio così composto rappresenta una grossa contraddizione funzionale. Un Consiglio comunale non è una sezione di partito dove posizioni maggioritarie e minoritarie dialetticamente si confrontano ma una assemblea rappresentativa eletta da tutti i cittadini e non solo dagli iscritti di un unico partito. Come può un organo collegiale composto per 11/12 da consiglieri di una forza politica che alle ultime politiche ha ottenuto il 36% delle preferenze pietragallesi avere la presunzione istituzionale di rappresentare politicamente la totalità dei cittadini?  Non è forse avvenuto in questi ultimi due anni, prima con il passaggio della maggioranza da Uniti per Pietragalla al PD e oggi con la decisione della minoranza, un ribaltamento delle indicazioni dei cittadini che nel 2014 non votarono i rappresentanti di un partito bensì i candidati di due liste civiche?

La minoranza con questa scelta si è posta in una condizione politicamente più debole: l’appartenenza allo stesso gruppo della maggioranza rischia di farle perdere quella credibilità necessaria ad espletare nel modo migliore il ruolo di garanzia e controllo assegnatole dai cittadini. Cosa succederà ad esempio quando voterà contro le indicazioni della maggioranza o del partito? Partiranno richieste di espulsione dal circolo locale? E se voterà a favore delle delibere proposte dalla maggioranza potrà ancora essere tecnicamente definita minoranza? Quanti compromessi sarà costretta ad accettare cercando di conciliare gli interessi del partito con quelli dell’opposizione? Per di più c’è un altro elemento bizzarro da considerare: essendo parte dello stesso gruppo consiliare, maggioranza e minoranza condivideranno lo stesso capogruppo in Consiglio! Ciò è coerente con le norme e i principi di legge che regolano i rapporti democratici? Un motivo in più per ritenere urgente la stesura e l’approvazione, attesa da anni, di un Regolamento che disciplini il funzionamento del Consiglio comunale.

Questa anomalia politica e istituzionale è la diretta conseguenza di certi modi feudali di intedere e fare la politica a Pietragalla. Non importa l’ideologia, i valori individuali, la propria idea di società (ammesso che la si abbia): si sceglie il partito del potere, anzi si va con il notabile più influente del partito o quello che garantisce più spazio per poi passare ad un altro a seconda delle convenienze e così via. Certo è da ingenui non notare come in piccole realtà come la nostra, dove le reti di conoscenze e di legami sono più rilevanti che in altre, il voto di appartenenza sia più forte del voto d’opinione ma le vicende degli ultimi tesseramenti nel Partito Democratico hanno dimostrato che il trasformismo, l’opportunismo e il familismo giocano ancora un ruolo determinante nella composizione della classe politica locale. Purtroppo questa logica di affermazione del potere non ha risparmiato nemmeno gli organi direttivi di importanti gruppi dell’associazionismo locale che, sedotti dalle sirene del circolo di via Vittorio Emanuele, hanno finito così per esporre il fianco alle critiche di chi li vede come serbatoio dal quale attingere supporter per le varie “correnti”. Anche a Pietragalla il Partito Democratico si prende tutto, invade ogni spazio della società e si trasforma, sulla falsariga del Partito Regione in Basilicata e del Partito Nazione in Italia, nel Partito Comune.