Anche quest’anno Cantinarte ha lasciato un segno. Non solo in senso figurato ma proprio letterale, anzi visivo. La vivace manifestazione estiva pietragallese, giunta alla decima edizione, ha visto la presenza, lungo le vie del centro storico, di numerose installazioni artistiche oltre che di artisti. Quest’anno qualcuno ha deciso di improvvisare un originale live painting utilizzando come tela la piazza principale del paese con i suoi arredi urbani. Le panchine di legno, i pali per l’illuminazione, la pavimentazione, il muro di sostegno e perfino gli alberi di Piazza Umberto I sono stati “rivisitati” in chiave artistica attraverso fantasiose e gioiose pennellate di colori.

Qualcuno, ignaro dell’evento culturale e particolarmente attento al decoro urbano, potrebbe osservare che più che una manifestazione artistica trattasi di imbrattamento di cose pubbliche. Azione da incorniciare più nel codice penale che nelle gallerie d’arte. Altri invece, con un occhio all’attualità, potrebbero aver scambiato l’esibizione per un blitz degli eco-attivisti o per un insolito intervento di “rigenerazione urbana” del PNRR. Nessuno però ha mosso pubblicamente obiezioni, né i cittadini, né tantomeno gli amministratori comunali.

L’artista, si sa, spesso non segue le regole anzi, tanto più è innovatore quanto più rompe e stravolge gli schemi per lanciare con più efficacia un proprio messaggio. Allora domandiamoci: quale messaggio potrebbe aver voluto veicolare lo “street artist”? Se si considera lo stato pietoso del lastricato della piazza più importante di Pietragalla, ormai consumato e sbriciolato in più punti, vergogna e pericolo per cittadini e visitatori, il gesto artistico potrebbe essere interpretato come una provocazione. Guardate: è più decorosa e presentabile la piazza adesso che è “imbrattata” di colori o prima, sporca di oli e rattoppata di cemento? La risposta non facile rischia di innescare un cortocircuito, che se per Cantinarte è “tra l’antico e il moderno”, qui si innesca tra l’arte e l’incuria.